Diario di viaggio in Brasile 2009 - Pernambuco
Amici,
scusatemi se vi ho fatto aspettare tanto, ma non è stato facile ambientarsi e regolarizzare un po’ le attività. Appena arrivato mi sono sentito in un luogo familiare: riconoscevo i luoghi e le abitudini, gli odori e gli scorci di Recife.
Ma non mi ha preso quell’entusiasmo maniacale tipico degli italiani all’estero: ero particolarmente stanco –registrare il disco mi ha stressato- e quindi Giuliano mi ha portato dopo neanche un giorno a rilassarmi nella vicina isola di Itamaracà, un posto stupendo di spiagge bianche e acqua caldissima dove ci si lascia trasportare dalla corrente per centinaia di metri, percorrendo sottili vie d’acqua bassa come dei tronchi d’albero alla deriva.
Lo stordimento mi è giunto quasi subito, non ho opposto resistenze alla fiacca e l’ozio si è impadronito di noi, che ci alternavamo tra il mare e i vari baretti, dove con poco puoi mangiare pesce e bere acqua di cocco. Siamo stati ospitati dalla nostra padrona di casa, che in questi mesi estivi si è trasferita con alcuni amici a Itamaracà per dare più spazio agli affittuari nella sua casa di Olinda.
La casa a Olinda è bellissima –è la stessa che mi ha ospitato l’anno scorso- e stavolta la divido felicemente con Giuliano, almeno per le prime tre settimane. La mattina facciamo colazione sul terrazzo di legno in compagnia di una famiglia di scimmiette che attende qualche avanzo. Con comodo usciamo di casa e facciamo la spesa nel quartiere nuovo di Olinda, dove ogni tanto vado a correre e a farmi un bagnetto veloce, giusto una rinfrescata per camminare, che qui è pericoloso nuotare per via dell’alta concentrazione di squali.
Il giorno dopo mi sono buttato in una prova aperta di frevo, la danza frenetica del carnevale di Recife, in mezzo a tanti adolescenti fomentatissimi. Mi sono sentito un vecchio, non solo per la differenza di età ma anche per la fatica immensa che facevo a stare ai loro passi senza fare troppe brutte figure. Loro mi hanno accettato con facilità, erano curiosi di me e, quando ho fatto un salto particolarmente riuscito, tutta la folla mi ha applaudito. Per i 4 giorni seguenti mi sono contorto dal dolore di tutti i muscoli del corpo: non ce ne era uno che non si contorcesse dall’acido lattico. Il colpo di grazia me l’ha dato Giuliano, che mi ha fatto un massaggio molto forte alla schiena che mi ha privato delle ultime forze. Ma deve essere andato a buon fine visto che dopo due giorni, in occasione di una sambada di maracatù dell’entroterra –a Itaquitinga, vicino Nazaré da Mata- ho fatto di nuovo spettacolo di me.
Sono stato a salutare mestre Chacòn, dei maracatù Portorico, che mi ha accolto con grande gioia. Ho lasciato anche a lui una copia del disco della Caracca. Mi ha invitato a suonare con i portorico e a sfilare con loro durante il carnevale, il problema è che dovrei frequentare le prove tre volte a settimana senza perderne quasi nessuna, a così mi perderei un sacco di alre situazioni interessanti. Ci penserò su… Nel suo terreiro abbiamo partecipato a una festa per gli orixas, dove ho danzato assieme ai fedeli che di tanto in tanto andavano in trance e per la prima volta ho compreso la prossimità a uno stato del genere, che prima mi sembrava così incomprensibile. Il bello dei brasiliani è che non hanno abitudini rigide, non sono integralisti ma sono aperti a ogni collaborazione e ci invitano senza problemi a sperimentare le loro pratiche, anche se non siamo formati secondo le regole della loro cultura. Così alla fine torniamo a casa con un’esperienza forte: non abbiamo solo osservato un rito, ma ci siamo stati dentro, assieme a loro.
Ieri sono stato a suonare con il gruppo di maracatù Leao Coroado, il più antico gruppo di maracatù esistente nella città, fondato nel 1863. A differenza degli altri, che fanno competizione tra di loro, sfornando ogni anno ritmi sempre più complessi, il gruppo di mestre Alfonso fa un ritmo solo, che è uguale a quello di un secolo fa. Un ritmo bello e funzionale, che mantiene viva la radice del maracatù. Poi i partecipanti mi accolto molto bene e alla fine della prova –tre ore sostenendo un tamburo pesantissimo su una spalla sola- mi hanno portato a recife antiguo, il centro storico, a danzare coco con un gruppo di olinda, i naçao xambà, che suonano coco in uno stile un po’ volgare, molto nero –tipo io so io e voi nun sete…- e privo di quella delicatezza india che oramai mi ha conquistato. Tornato a casa sono crollato totalmente e ho fatto un bel sonno ristoratore. Oggi risolvo piccoli problemi tecnici e domestici e poi tento un'altra prova di frevo. Farò di tutto per non rovinarmi il fisico….
Macchè...sono andato al laboratorio con le cosce doloranti e per fortuna che c'ho 35 anni e mi sono fermato, altrimenti se davo retta a quei ragazzetti sciolti finivo all'ospedale. Oggi mi tengo buono perchè stasera ho un laboratorio di brincadeira do boi, un lavoro originale di Heder Vasconcelos, ex-mestre ambrosio e personaggio di spicco della danza contemporanea pernambucana.
Nel fine settimana vado a trovare gli amici della cambinda brasileira, che si vedono nei campi di canna per una sambada de maracatu. Farò interviste, spero anche di filmare. Ma soprattutto danzerò con queste persone bellissime che mi vogliono tanto bene.
Oggi sono andato a una lezione di frevo e caboclinho presso il Balè Popular de Recife, un posto semplice e accogliente, con pochi alunni e un'insegnante allegra e sapiente. Mi ha fatto fare una bella sequenza di riscaldamento che mi ha disteso i muscoli contratti. E' rimasta colpita dalla mia abilità nel frevo e dice che la prossima volta mi vuole sfidare! Ma forse mi fa solo dei complimenti. Emozionante invece è stato quando le ho dato il demo della Caracca: lo ha messo durante la lezione e ha danzato il samba di coco sulle mie basi. Finita la lezione mi sono catapultato a Recife Antiguo per partecipare al laboratorio di Helder, che è un lavoro originale sulla brincadeira del boi (il bue di stoffa), in preparazione alle sfilate del carnevale. Si danza, si suona e si canta, ma soprattutto si suda una quantità impressionante di liquidi. Al momento del canto mi sono intimidito, mannaggia! Vedrò di recuperare la volta prossima. Comunque ho totalizzato 4 ore di danza oggi. Sento che mi sto rinforzando, così potrò affrontare prove sempre più dure.
Stanotte Giulianone parte per Rio e io rimarrò soletto.
Oggi, vista la gamba dolorante, farò il bravo e mi riposerò. Cercherò di scrivere un progettino di scambio artistico tra Roma e Recife e cercherò di rimediare una buona telecamera per la giornata di domani. Andrò con Barbara a conoscere un musicista molto importante qui, Siba Veloso, che fa un lavoro molto interessante. Assieme andremo a vedere due sambadas di maracatu nella zona da mata. Così mi farò una bella esperienza e potrò iniziare a scrivere il testo del libro di foto dedicato alle sambadas della mata norte. Stasera, se non sono distrutto, andrò nel terreiro di Portorico per partecipare a un xangò -rituale religioso del culto degli orixas- dedicato a oxossi.
Sabato 17 giornata memorabile. Mattinata a conoscere Siba e a Fuloresta do samba, in qualità di aiuto fotografo: fondamentalmente spostavo gli ombrellini rifrangenti e aiutavo Barbara nel suo lavoro. Abbiamo mangiato tutti insieme al mercato del quartiere Vila Madalena, un posto molto popolare con della carne ottima. Poi siamo andati a Nazaré da Mata per partecipare alla sambada di maracatù della Cambinda Brasileira, il più antico gruppo di maracatu rurale del Pernambuco. Lì ho fatto esperienza di tutto quello che mi servirà per scrivere il mio testo sul libro di maracatu: ho danzato per circa sei ore, sperimentando l'affascinante equilibrio tra sudore e cachaça (ne ho bevuta una lattina da 33cl), mai ubriaco veramente ma lievemente intontito, pronto a familiarizzare all'interno della brincadeira. La festa è durata fino all'alba, quando il sole mi ha svelato il paesaggio incredibile dei campi di canna. Non so perchè mi affascina così tanto questo paesaggio. E' come se percepissi il peso della schiavitù guardando queste colline che una volta erano bosco.
Comunque, oramai danzo come uno di loro, ho capito lo stile dei movimenti di questa festa senza passi obbligati. Loro mi hanno accolto con una tale amicizia che ho deciso di trasferirmi lì mercoledì prossimo e rimanerci fino a domenica, per partecipare a un'altra sambada. Nel frattempo ne approfitterò per fare interviste, godendo anche della compagnia di un gruppo di etnomusicologi di Belo Horizonte che si sono trasferiti lì per fare delle ricerche. Andremo in macchina alla varie feste di coco e ciranda, cavalo marinho e maracatu, filmeremo e registreremo un po' di materiale utile a tutti noi. Ho impressionato anche questi giovani ricercatori, così posati dietro le loro cineprese, che mi guardavano bagnato di sudore e sporco di terra rossa fino ai capelli, con una benevola invidia da parte loro. Vedrò di scoiglierli un po' e fargli capire che la vera ricerca non è osservare ma partecipare. Ritorno distrutto a casa alle 10 di mattina. Prima di lavarmi mi fotografo le scarpe, che sembrano invecchiate di cento anni in una sera. Nel pomeriggio, per riprendere il bioritmo, faccio lo studente che studia e vado alle prove di maracatu Leao Coroado, dove filmo un pezzo, trascrivo i ritmi, registro e suono il rullante. Mestre Alfonso è molto disponibile e felice di ospitare stranieri nel suo gruppo.Le giornate scorrono bene. Di mattina non mi affatico: mi godo la casa, la frutta e leggo libri. Il pomeriggio ho sempre una lezione di danza presso il Balé Popular de Recife e la sera o vedo prove di gruppi musicali o partecipo al laboratorio estenuante del Boi Marinho di Helder Vasconcelos. Sento che sto rimettendomi in forma, finalmente.
Appena arrivato mi accoglie la musica di Santino, cirandeiro locale, che prova assieme alla sua banda presso i locali della scuola Revoltosa. Entriamo nel cortile e già lo vedo emozionato, felice della nostra presenza. Santino è un tipo sereno e delicato, canta quando vuole, non è un musicista lanciato e sta bene così. Tutti si avvicinano a conoscerci. Il bello della provincia è tutto qui: pochi stimoli, tanto tempo a disposizine. Quando arriva qualche forestiero è una gioia per tutti. Ci ritroviamo su una panchina a chiacchierare del più e del meno con tante persone, a goderci tranquillamente il fresco della sera.
Arriva Galego, trombonista di Siba, e mi prende sottobraccio fino a un bar, per bere svariati bicchierini di cachaça. Lì mi racconta della sua vita: ha iniziato a lavorare nei campi di canna all'età di 13 anni e a 18 ha smesso per dedicarsi seriamente alla musica. Ora è un musicista affermato, ma non per questo ha snobbato la modestia e l'apertura tipica della sua gente. Le nostre star dovrebbero imparare questa lezione dai musicisti brasiliani. Dopo l'ennesimo bicchiere mi presenta un proprietario di un campo di canna, dicendomi: vedi, oggi posso abbracciare un proprietario. Il tipo mi spiega che con l'aumento delle tasse anche i proprietari, che erano i veri sfruttatori dei tagliatori di canna, sono finiti in miseria, e oggi condividono i bar e il destino di tutti gli altri.Breve sosta per il pranzo -galletto alla brace, riso e fagioli- e poi arriviamo ad Aliança, per conoscere uno dei migliori cantantri locali, Biu Roque. La sua voce è incredibile, sembra un lamento, e la sua vita dura non smettono di incantarmi. Andate a sentire i suoi canti su myspace: ne vale la pena. Con lui le pretese di intervista sfumano rapidamente per far posto a una bella condivisione del suo spazio. Ce ne stiamo a chiacchierare pigramente, godendoci il fresco del venticello che porta aria di mare, come se fossimo stati lì già da molti giorni. Il giorno dopo arriviamo a Carpina per conoscere uno dei miei riferimenti musicali: Joao Limoeiro, cirandeiro di prima classe. Ci accoglie con la sua bella faccia allegra e paffuta e con un' orda di figli scatenati, che disturbano meravigliosamente le riprese video di Pedro. La moglie ci offre un dolce a base di banane veramente buonissimo, mentre lui ci parla della sua musica. Ci racconta che grazie a Siba Veloso la sua fortuna è raddoppiata: suona il doppio, ricevendo compensi più alti. Tutti i musicisti che abbiamo incontrato non mancano mai di ringraziare Siba, ex leader di Mestre Ambrosio, ora radicato nella zona da mata con progetti di produzione e diffusione degli artisti locali, nonchè con il suo gruppo di successo, a Fuloresta do Samba, che rinnova e dà continuità alle tradizioni di ciranda, frevo, maracatu e coco.
Finalmente un pomeriggio libero. Ne approfitto per farmi una bella passeggiata per i campi di canna. Lì percepisco la vastità del mondo che è cambiato: non più bosco ma piantagioni infinite, che creano un nuovo ecosistema con le persone che ci abitano dentro. Ora capisco profondamente che questi non sono più indios, né africani, né portoghesi. Sono caboclos, abitanti della mata norte, che mostrano la loro identità negli spazi della canna. Per un po’ mi sento anche io parte di tutto ciò e mi commuovo guardando il verde delle foglie al vento e le vie di terra rossa. E’ strano, è come se avessi rincontrato un vecchio amico, una persona che non vedevo da tantissimi anni. In ogni modo la passeggiata mi rincuora, mi rasserena e posso tornare in paese con la testa un po’ più alta, quasi ad ostentare un battesimo nel mondo rurale. La sera bella cenetta a base di carne de sol, una carne fatta seccare un po’ al sole prima di cuocere, e macaxeira fritta, patata locale.